Ho scoperto di recente Time Machine.
Non ne ho scoperto l’esistenza, ne ho scoperto l’utilità.
Quando uscì, io, come faccio ormai da anni non installai il Mac OS X 10.5 ed attesi il 10.5.3; oggi sono con il 10.5.8 e me lo tengo stretto almeno fino al 10.6.4, ovvero almeno finché non hanno risolto i problemi che non posso tollerare in un sistema operativo.
Ricordo che Time Machine aveva dei problemi grossi, tipo che perdeva i dati copiati ed anche gli originali; che per essere un programma di backup mi pare che non gli si potesse rimproverare nulla…
Poi con i vari aggiornamenti pare li abbiano risolti.
Adesso funziona ed è anche molto utile, a parte il rumore del disco esterno cui non sono più abituato; usato con costanza sviluppa dipendenza.
Il problema è che esiste VirtualBox, una delle tante cose inspiegabilmente gratuite cui Sun ci ha abituato nel corso degli anni compresa la sua acquisizione da parte di Oracle, che ha anche comprato e rilasciato come open source parti del kernel di Amiga.
Virtual Box mette i dischi virtuali delle macchine virtuali (che abbiamo noi della speciale™) in file purtroppo fin troppo reali.
Cosa accade se si lancia una macchina virtuale in Virtual Box?
Che la data di modifica del relativo file dell’HDD cambia.
VOV, ZABOV! -dice Time Machine – ma questo file è cambiato dall’ultima volta, ovvero un’oretta fa: fammelo copia’.
E ogni ora so’ dieci giga di backup di un cazzo.
Non vi dico se poi aveste l’ardire di lanciarne due di macchine virtuali in meno di un’ora…
E di chi è la colpa di tutto questo?
Di nessuno; è così.