3 e 4 non vanno d’accordo

Ho già detto in n occasioni che iPhone 3G e iOS4 (ah, ho anche detto che un nome più merdoso…) non vanno d’accordo.
Adesso lo dice anche TidBITS, il che fa ben sperare che

But if the iPhone 3G performance problems aren’t solved in the very near future, Apple should acknowledge the issue and provide official instructions for iPhone 3G owners to downgrade to the perfectly functional iOS 3.1.3 until the fix is available. Anything else shows a complete lack of regard for the user experience for iPhone 3G owners, something that a company as obsessed with details as Apple should be ashamed of.

Nell’articolo viene data conferma che Spotlight è una delle principali cause di lentezza.

D’altro canto l’unico modo di fa andare bene iOS4 su gli iPhone 3G, a questo punto, è rilasciare un aggiornamento “3.1.4” con la grafica del 4 e chiamarlo “4.0.3”.
Perché, vedete, il problema del 4 sui vecchi iPhone (aggiornamento imposto, lo ricordo, perché sul 4 si possono visualizzare le iAd) è che questo conta sulle novità introdotte per potere funzionare bene, ma queste novità sono state disabilitate sui telefoni più vecchi.

E’ come se su una Fiat 128 si montasse una centralina DNA della Mito. Poi non la si collegasse a nulla, accorgendosi che non c’è nulla cui collegarla. Ed allora la si lascia lì, per poter dire: il DNA funziona anche sulla 128! (It’s fenomenal)

La 128 senza centralina (è più leggera) va meglio della Mito.
Ma non ha i fari a LED.

Repubblicate (Anno I, Vol. XXXIII)

AC/DC:

Va bene copiare, va bene tradurre, tutto pur di non produrre in originale; ma bisogna saperlo fare.
a.C. in inglese va tradotto d.C.

Repubblicate (Anno I, Vol. XXXII)

Ovviamente.

FaceButt™

Pare che il social network voglia vietare ad altri l’uso della parola Face e della parola Book, ritenendolo una propria esclusiva.

So che in questo momento alcuni di voi staranno storcendo il naso perché ho detto che Facebook è “il social network”, ma il problema è che per me lo stesso concetto di social network tende a meno infinito uniformemente in C; qualunque cosa di più piccolo di una cosa che tende a meno infinito, tende (definitivamente) a meno infinito.
Il motivo per cui dico in C e non in R è perché anche nel campo dell’immaginario tutto quanto potrà avere a che fare con i social qualcosa in futuro continuerà a divergere negativamente.

OK, torniamo a dove eravamo rimasti.

Insomma, parrebbe che l’ex adolescente che spinge gli adolescenti dentro a raccontare i cazzi loro agli amici ed agli amici di amici, voglia tenere per se sia la faccia che il libro, almeno in ambito informatico.

Sarebbe risibile, se non fosse che Apple ha fatto causa ad una catena di supermercati di frutta perché avevano una mela come logo (la mela era rossa ed aveva uno zeppo marrone con due foglie verdi) e la Palm, prima che saltasse come un noto pesce pagliaccio da una vaschetta piccola dall’acqua ormai torbida ad una tazza del cesso, non avesse intentato causa contro chiunque usasse “palm” nel logotipo o nel nome dei prodotti. Poggiapolsi? PalmRest. Vietato. Ma io faccio poggiapolsi. V-i-e-t-a-t-o OK?!
Quando Palm acquisì Handspring, estese le cause a tutto quanto era primaverile, ma anche a molla, ed alle mani.

Potremmo continuare.

Il problema è che le parti anatomicamente spendibili in termini di marketing non sono infinite.
Alcune non sono spendibili se non in ambiti più umidi, e devono essere usati i giusti sinonimi per avere presa: “titillami il glande” non va in nessun ambito.

Prima che sia troppo tardi®, potremmo cercare di fondare delle srl con nomi di alcuni sistemi, tessuti o organi in modo da poter reclamare un giorno i diritti di sfruttamento commerciale.

Ad esempio GastrocnemioSoft™, oppure CingoloScapoloOmerale Net®.
Potremmo produrre un ProctoSkin© con copertina in pelle rosa scuro a rilievo per fare concorrenza ai Moleskine™.

Evitando da subito culi e chiappe, perché richiamano troppo alle facce menzionate.

* * *

Quando qualcuno mi ricorda che Facebook™ conta ormai 500 milioni di utenti, mi piace ricordare che “Mangiate merda: milioni di mosche non possono sbagliare” descrive bene molti fenomeni contemporanei.

Repubblicate (Anno I, Vol. XXXI)

Che fortuna essere derubati da un narcolettico:

Un photobombing fatale per il ladro americano che ha rubato la borsa del signor Myers a Madison, Stati Uniti. Mentre la famiglia Myers, padre, madre e due bambini, posa davanti al comune della cittadina, un ladro alle loro spalle preleva la borsa, lasciata incustodita durante l’autoscatto, e rimane immortalato nella fotografia. L’immagine, mostrata alla polizia locale, ha permesso di diramare un identikit del ladro che è stato fermato a pochi metri dalla zona del furto

Allora:

Facciamo una foto.
Si vede il culo di un ladro. Fermo lì.
Il ladro si allontana, ma con molta calma.
La famiglia si accorge che le hanno rubato le borse, ma non del ladro che fugge a 38cm/ora (circa 20 pollici/ora). In pratica è ancora nell’inquadratura.
Per fortuna che la fotocamera dell’americano medio è collegata con tutte le polizie del mondo tra cui quella americana.
In quel momento quelli del Reparto Fotocamere stanno gurdando le riprese della famiglia in argomento e s’accorgono del ladro.
Il ladro nel frattempo ha già percorso indisturbato 8 centimetri dal luogo del misfatto e comincia ad accusare la fatica.
Dalla Centrale del Reparto Fotocamere viene zoomato sul malvivente immortalato, e viene usato un software miracoloso (prodotto in Italia) che dal culo di un individuo ricostruisce il volto.
Il ladro intanto dorme della grossa a 9,7 cm dal luogo del delitto.
La famiglia americana media si guarda attorno e non vede nulla.
Il volto ricostruito del ladro viene inviato, attraverso l’uso di GPS agli agenti Steimberg e Mason di pattuglia a pochi isolati dal luogo del furto sotto forma di identikit (di 3/4, però).
Perry (uno dei due agenti, indovinate quale dei due), riconosce il ladro dall’identikit e dice all’altro di invertire la Chevy sgommando.
La sgommata ridesta il ladro, che resosi conto della malparata inizia a correre, dopo essersi stiracchiato, lavato i denti e dato una stirata alla T-shirt; non senza aver prima dato del lucido ai mocassini.
Steimberg e Mason arrivano sgommando sul posto del crimine e cominciano a guardarsi attorno.
La famiglia americana media e fortunata, corre loro incontro, dicendo che qualcuno ha mangiato nei loro piattini, ha dormito nel loro lettini…
Nel frattempo Jack The Pillow, ormai a circa 14,5 centimetri sta quasi per uscire dall’inquadratura originaria.
Colpo di scena!
Nel fuggire sbatte contro uno dei due poliziotti, che lo riconosce.

* * *

OK, Jack The Pillow è un nome di fantasia.

Spinolature (Atto VII)

Al post di oggi su Spinoza.it, io cambierei una battuta:

Alluvione nel Kashmir. Milioni di capre ristrette

in

Alluvione nel Kashmir. Milioni di capre infeltrite.

Giustizia svedese

È la stampa, bellezza

Lo so, un italiano almeno decente sembra un trombonata, ma una lingua ha delle regole.
Comunicare significa rispettarle, almeno per evitare che si venga fraintesi.

Ecco un caso esemplare da Il Fatto Quotidiano.it:

La denuncia è stata confermata dal procuratore di Stoccolma Maria Haljebo. A riportare la notizia è il quotidiano svedese Expressen, che ha spiccato un ordine di arresto contro Assange.

Aggiornamento

1) Ti pare che Repubblica si fa scappare l’occasione?!

Juliena

2) L’hanno già scagionato. Giustizia svedese: mecojoni.

GoodYears

Operai USA e getta con il placet dei sindacati.

Bonanni d’oltreoceano.

Repubblicate (Anno I, Vol. XXX)

C’è un otorinolaringoiatra nel parco?

Adesso si spiega tutto

Capite, se le sedute del NYSE cominciano così, che l’economia mondiale sia una cosa seria è conseguenziale

* * *

Immagine da Repubblica.it, il titolo del post è un omaggio a un Massimo Mantellini degno di Spinoza.it

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