Forse un pelo meno di democrazia…

Sono pochi gli sport motoristici che non mi piacciono.
I problema è che sono sempre meno gli sport motoristici.

Ad esempio la formula 1 non è più uno sporto motoristico, visto che si vincono o perdono gare ai box e soprattutto per le gomme.
Ora uno dirà: eh, ma vale per tutti.
Ennò, perché con le Pirelli di quest’anno è una cabala per tutti, quindi può accadere tutto e la bravura non c’entra.
Il culo, solo culo intendo, non è sport.
E, comunque, macchine che se perdono un baffetto esplodono per problemi aerodinamici non è sport.
Può essere divertente, ma non è sport.

Allora? Macchine uguali per tutti? No, no, tant’è che proprio gomme uguali per tutti ha introdotto la cabala. E poi per quello ci sono i monomarca.
No, meno regole più precise.
Il regolamento di Formula 1, scritto sulla pelle dei cojoni in modo da poterlo tirare da tutte le parti a parità di contenuto è una delle cause di assenza di fattore sportivo.
Peso minimo, lunghezza, larghezza, cilindrata, consumo massimo (facile, eh, tot litri non rabboccabili), un treno di gomme a gara (salvo forature o meteo) e sistemi di sicurezza.
Fine.

Il rally è bello, ma già in passato ha manifestato una serie di problemi che oggi sono tutti ancora lì.

Il primo è che se una gara di rally finisce senza un morto tra il pubblico, è un miracolo. E su un tracciato lungo svariati chilometri, controllare l’assiepamento è impossibile; d’altro canto, se non viene il pubblico il rally non si fa, perché nessuno vuole metterci i soldi. Rassegnamoci al fatto che uno degli scopi di guida e navigatore sia evitare di ammazzare gente, e altrettanto alla comparsa di video su Youtube con gente lisciata di micron da vetture fuori controllo su mulattiere da cacarsi addosso a farle in salita già con la Panda 30.
Ma il secondo, cosa che non ne fa più uno sport nel 2012, è la mancanza, inevitabile, immodificabile di vie di fuga.

Quelle motoristiche sono attività pericolose da sempre, OK.
Ma una cosa è rischiare di rompere tutto dopo trenta metri di sabbia addosso ai copertoni o ai cuscini di acqua o gelatina, una cosa è finire ammazzati da un muretto d’epoca romana, da un guard-rail non protetto in testa che diventa una lama, o da una semplice buca che sta lì da mesi e che il comune non può attappare per mancanza di fondi, presa la quale si decolla verso le abitazioni circostanti.

I rally sono belli, ma non sono uno sport almeno secondo il modo moderno di intendere la sicurezza dei piloti.
Mentre il pianeta va verso Euro 6 e 9 airbag, pretensionatori pirici, beltbag, prefill dei freni e cruscotti imbottiti, frontbag esterni per il pedone e barre antintrusione ovunque, chi disputa queste corse rischia la vita in scatole spoglie con il solo rollbar, in cui in genere i sistemi di sicurezza sono peso superfluo da togliere, muovendosi su strade fatte, spesso centinaia di anni fa per tutt’altro.

Confrontate i morti in circuito con quelli impegnati nei rally e vedrete che la cifra è considerevolmente maggiore.

Con il che non voglio chiederne la fine, non l’ho manco pensato un momento, perché ognuno è libero di fare quel che vuole, compreso il suicidio.
Sia tra il pubblico che tra i piloti.
Però dire che è roba vecchia che andava bene il millennio scorso sì, questo vorrei dirlo.

D’altro canto non abbiamo smesso la Millemiglia, la Targa Florio ed altre perché erano impensabili ai nostri giorni?
E Villeneuve (con Lauda) non è stato forse il primo a portare i piloti a scioperare per la sicurezza?
Ecco, giusto per chiarire la mia idea, non è che per questo non s’è più corso, ma per questo ed altri fatti alla fine s’è deciso che i piloti non sono carne da macello e i tracciati non sono solo asfalto.

Gli incidenti sono divertenti e fanno parte dello spettacolo, ma solo se poi il pilota ne esce vivo e magari pure incazzato.
La sicurezza costa, i rally sono più democratici della Formula 1.
Non è un’osservazione utile, anche se vera.
Di molto democratico abbiamo già la morte e funziona alla grande.

* * *

9 agosto 2012: Rainews24.it – Francesco Cascone, 27 anni di Sora, e Vittorio Canestraro, 52 anni di Fontechiari. La loro auto è uscita fuori strada finendo in un burrone

The only problem is they just have no taste

“They have absolutely no taste… I don’t mean that in a small way. I mean it in a big way. In the sense that they don’t think of original ideas. And they don’t bring much culture into their product…”

It’s this idea of good taste that has set Apple apart from competitors, both in software and especially in hardware design.

That’s why Apple’s embrace of skeuomorphic1 design is so bizarre.

Sono d’accordo.

Da: Where Microsoft Has ‘More Taste’ Than Apple | Cult of Mac

* * *

  1. Wikipedia.org – Skeuomorph

Si vince col 6 e anche con l’8

Com’era prevedibile, prima o poi il meccanismo perfetto e inviolabile dell’acquisto In-App di Apple è stato bucato.
Altrettanto ovviamente il primo buco in una struttura rigida inevitabilmente fa sì che la crepa s’allarghi.
Attualmente la situazione è questa:

http://www.appleinsider.com/articles/12/07/20/apple_offers_temporary_fix_for_in_app_purchase_hack_ahead_of_ios_6_patch.html1
http://www.appleinsider.com/articles/12/07/20/in_app_purchasing_exploit_discovered_for_os_x_apps.html2

ovvero il problema affligge iOS 5.x, Mac OS X 10.7.x e rispettivi precedenti.

La cosa divertente, non se siete uno sviluppatore, è che Apple ha promesso di risolvere il problema su iOS 6, ovvero ad ottobre, e non ha proferito verbo in merito ad OS X, che dovrebbe arrivare la prossima settimana. Mesi.

Chissà se dopo il caso di Mansfield3 non serva ad Apple la figura SVP for Excuses and Apologies?

* * *

  1. Apple offers temporary fix for in-app purchase hack ahead of iOS 6 patch
  2. In-app purchasing exploit discovered for OS X apps
  3. eDue – Bob, non è mica Flash
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