Il fatto che molte prostitute abbiano dei siti web personali significa che queste donne possono e scelgono di commercializzare loro stesse. Questo cambiamento nella compravendita di sesso «fa apparire sempre più» l’offerta e l’acquisto di prestazioni sessuali come «un normale settore di servizi».
Per quelli che nel corso del tempo hanno portato l’Economist come fonte delle loro fasi REM sulla politica italiana, consiglio la lettura di questo articolo illuminante.
Illuminante sul fatto che, come al solito, quando su un giornale si leggono cose di cui si conosce anche vagamente qualcosa, si finisce con l’evitarlo per il resto della vita.
Nella citazione, si dice che non tutte le prostitute sono sfruttate (possibile, probabile), e che la prova deriva dal fatto che molte prostitute hanno dei siti web personali il che significa che queste donne possono e scelgono di commercializzare loro stesse.
Il nesso non c’è, state tranquilli, ma lo si potrebbe parafrasare come “non tutti i nigeriani sono scammers, lo dimostra il fatto che nelle e-Mail spesso usano indirizzi validi”. Oppure quanto scritto nel titolo di questo post.
Si tratta di un esempio perfetto di “ex falso sequitur quodlibet“, e purtroppo finisce col ridicolizzare l’argomento, che invece è serio e parzialmente condivisibile.
Da La prostituzione è una scelta personale? – Il Post.
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